Queste riflessioni vorrebbero aiutare a sospingerci verso una visione più lucida del tempo presente.
Il nostro complesso mondo ipermoderno ci ha fatto ammalare prima ancora che giungesse il virus.
Cerchiamo dunque uno squarcio per riprendere un rapporto nuovo con la vita. Lo facciamo
nell’estasi e nella visione. La prima è pratica individuale e politica: stare fuori di sé. La seconda è
possibilità di vedere anche l’in-significante realtà, cioè il significato che sta nascosto dentro alla
quotidianità della vita. Punto di partenza non è l’uguaglianza ma la differenza, superando la
banalità del bene.