La meditazione ha un contesto ed è quello in cui viviamo: “imparare a stare nella realtà” era il nostro proposito. Una realtà mutevole, in costante movimento, in alcuni momenti un andirivieni frenetico, ed è qui che noi -paradossalmente- restiamo in una posizione quasi immobile che è la meditazione. Si intraprende un viaggio interiore. In questo senso il termine pratica (dal greco praktikè) non è un semplice fare, ma un mettersi in movimento; la pratica è essenzialmente un cammino. La pratica è una vita trasformativa: el camino se hace al andar -secondo le parole del poeta spagnolo Antonio Machado. In questo andare interiore, siamo iniziate/i verso vie trasformative. Anche nelle Scritture il fine non è fare ma diventare. Questo viaggio è rivolto verso la “salvifica bellezza”: tra restare in quiete e il coinvolgimento con la realtà, con i suoi bisogni immediati, i suoi sogni e desideri anche se finiti. In questa via trasformativa che è la meditazione, ci accompagnano anche il silenzio, l’ascolto e l’accoglienza dell’ospite (cfr. Regola di s. Benedetto). La meditazione non porta ad isolarci dalla realtà ma la ospita. Ciascuna/o trovi la sua posizione nella confusa realtà attuale; segua le vie e le pratiche più consone alla propria vita e conservi il fuoco (cfr. 2 Mac 1,1-36)
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Crediti fotografici: Simone Stanislai